PROGRAMMA 2022
Spazio Atelier
30 Settembre
Nicola Cisternino
MY LONELY LOVELY TALE
ore 21,15
Prima nazionale
di e con Nicola Simone Cisternino
assistente alla drammaturgia Elena Giannotti
ambienti sonori Spartaco Cortesi
light designer Massimiliano Calvetti
produzione Twain_ Centro di Produzione Danza
sostegno alla produzione di Movimento Danza – Organismo di Promozione Nazionale
- C.L.A.P.Spettacolodalvivo
Con il supporto di Cango- Centro Nazionale di Produzione Danza, Atelier delle Arti, Company Blu Danza
Commissioned by the Italian Cultural Institute in partnership with The Place London
My Lovely Lonely Tale è Racconto e gioco solitario, come osservare la forma delle nuvole. Un mondo fatto non di similitudini ma di metafore, dove i segni non assomigliano “a” ma si trasformano “in” castelli, fiori, persone e chimere. La performance si basa sul processo creativo della percezione, sulla fuga costante della mente dal vuoto.
Le esperienze da noi vissute creano i nostri modelli mentali i quali a loro volta completano le nostre visioni parziali donandogli senso ed evocando sensazioni vivide. Questo è ciò che definiamo immaginazione. Ed immaginare è ciò che verrà richiesto allo spettatore. Un solo corpo in scena, un spazio quanto possibile neutrale, un luogo dedicato alle lettere, la traccia soffusa di un racconto, la metamorfosi di Narciso. La performance nasce dalla condivisione di gesto e scrittura. Il gesto per aprire la percezione ad infiniti significati. La scrittura, apparentemente chiarificatrice, per accompagnare lo spettatore in questo labirinto di sensi, indicando differenti possibilità alla sua vista, alla memoria ed infine alla trasformazione. Lo spazio ed il tempo diverranno elastici, modificandosi costantemente in funzione delle motivazioni e delle emozioni legati alla propria personale interpretazione del luogo. Lo spettatore è dunque parte attiva dello spettacolo, autore della propria creazione. La composizione tratta d’identità nella richiesta di riconoscersi continuamente nel ruolo di Testimoni. Testimoniare non è infatti un’azione passiva rispetto eventi che ci circondano, ma una esternazione delle nostre perce- zioni, obbligo di esibirsi nella testimonianza e poter essere così testimoni di noi stessi. In questo continuo ciclo cosa nutre il nostro bisogno come spettatori, le risposte date o il continuare a domandare?
30 Settembre
Nicola Cisternino
Sobotta _ THE SQUARE
ore 22,30
concept Nicola Simone Cisternino
con Nicola Simone Cisternino, Jari Boldrini, Sara Sguotti
sound design Spartaco Cortesi
light design Massimiliano Calvetti / Simone Fini
produzione Twain centro produzione danza regionale / SA.NI. con il supporto di MiBACT - Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo
sostegno alla produzione Cango - Centro Nazionale di Produzione Danza, Spazio K / Kinkaleri, Atelier delle Arti – Livorno Sviluppo del progetto M.,
finalista premio DNA appunti coreografici 2018 parte del network Anticorpi XL
Sobotta - The Square si fonda sulla teoria di MacLeen di una trina strutturazione del cervello per ricercare le similitudini presenti tra le strutture anatomiche, la musica e lo spazio. The Square si focalizza sul sistema limbico, il quale gestisce i confini della nostra emotività, con lo sguardo rivolto non più al senso degli eventi, ma agli arti ed alla pelle. L’emotività è infatti risorsa gestionale dei rapporti sociali e la sua corretta comprensione fondamentale per il nostro benessere come esseri sociali.
Da questo assunto la volontà di ricercare cosa eccita il nostro sistema limbico, come interpretiamo le emozioni e cosa significa musicale. Tramite un vocabolario precedentemente costruito e con specifiche funzioni (olistica manipolativa, multimodale, musicale, mimetica) i danzatori riceveranno live da consolle audio indicazioni sulle azioni da svolgere per costruire istantaneamente scene dai diversi spettri emotivi privi di una narrazione lineare.
Lo spazio è definito, quadrato, il tempo assume ritmo per permettere lo svolgimento degli eventi. L’empatia richiede la compartecipazione sia da parte dell’emittente che del destinatario del messaggio.
Spazio Atelier
1 Ottobre
Collettivo A
The Anthology Project
ore 19,00 /ore 21
ANTHOLOGY III e IV
Featuring
Francesco Perrotti
Luca Guidi
Danzano: Aurelio di Virgilio, Nicola Cisternino, Asia Pucci, Sara Capanna
Nuovo Teatro delle Commedie
Spettacolo in collaborazione con LITTLE BIT FESTIVAL
9 Ottobre
Aurelio di Virgilio
JEPLANE
ore 19,00 e ore 21
Progetto di e con Aurelio Di Virgilio
musica Ivano Pecorini
Disegno Luci Massimiliano Calvetti
Costumi Giulia Geromel / Marco Rambaldi
Consulenza alla drammaturgia Massimiliano Barachini, Elena Giannotti
co- produzione Atelier delle Arti, Il Mutamento, Pilar Ternera
Produzione esecutiva Pilar Ternera
JEPLANE è spinto dal desiderio di ricostruire le dinamiche che si scatenano davanti a un paesaggio.
L’orizzonte, l’appiattimento del mondo in una linea, il sentimento del futuro.
Le proprietà specifiche di questo territorio sono instabilità e iridescenza.
Vedere un orizzonte insieme all’altr* è gettare gli occhi altrove, permettendosi dire cose mai pensate, forse di non dire nulla. In un set delicatamente artificiale che richiama un’ambientazione intima, Aurelio getta il corpo all'interno di architetture immaginate che provengono dalla propria interiorità preparandosi a costruire uno sguardo limpido, complesso e umido di storia.
JEPLANE si presenta a tutti gli effetti come il luogo dei legami impossibili, invisibili, interrotti.
"Per questa occasione ho comprato degli occhi nuovi"
Teatro Goldoni
16 Ottobre
John Scott
HEROES
ore 18,30
Prima Nazionale
Ideazione, Coreografia e Performance di John Scott
Disegno luci Eric Würtz
Assistente alla choreografia Justine Doswell
Soundscape di Jassem Hindi
Consulente alla drammaturgia Matteo Fargion
Heroes è una potente performance di opera/danza, interpretata in modo elettrizzante da John Scott, coreografo, ballerino e tenore operistico. Scott, i cui lavori di danza sono in tournée a livello nazionale e internazionale e la cui carriera di cantante si estende da New York al Regno Unito, crea il suo primo grande assolo utilizzando l'universo degli eroi operistici tedeschi: Fidelio di Beethoven, Die Walkure di Wagner e Siegfried, e Der Freischutz di Weber e personaggi della Turandot di Puccini, Tosca e Rigoletto e Otello di Verdi. Scott, che ha studiato e suonato con la pioniera della voce Meredith Monk, crea un viaggio che è una trasposizione della musica nel corpo danzante, attraverso la fisicità della sua voce sorprendente, per mostrare due sé, umano e mitologico. La musica ritrae eroi che combattono forze oscure impossibili e conquistano l'oscurità in parallelo all'idea di fuga. Heroes è stato creato attraverso l'interazione con il collaboratore di Jonathan Burrows, Matteo Fargion. Scott incanala i personaggi, combattendo forze oscure impossibili, rendendo personale il mitologico.
Con Il Sostegno di Culture Ireland
Spazio Atelier
29 Ottobre
Gabriel Schmitz e Elena Giannotti
INCONTRI EXTENDED VERSION
ore 18,30
Disegno Gabriel Schmitz
Movimento Elena Giannotti
Sound Ahmed Gronchi
Di tutte le forme d'arte la danza è sicuramente la più puramente fisica, così come la pittura è la più visiva. Eppure ciò che interessa a Schmitz è ciò che comunica questo atto fisico, ciò che riceve quando vede muoversi un ballerino, che stranamente è l'esatto contrario: è l'emozione più intangibile, metafisica, uno stato di comunione con ciò che posto davanti a lui, perché in realtà non accade davanti ma dentro di lui. Le parole non sono uno strumento adeguato per rivelare questo processo interiore, ma la pittura lo è. Allo stesso modo la danza come linguaggio puramente fisico può esprimere il metafisico, il linguaggio puramente visivo della pittura può esprimere l'invisibile. L'essenza di un dipinto è al di là dei pigmenti e degli oli, è sospesa da qualche parte tra il pezzo stesso e lo spettatore. Un dipinto è, e dovrebbe essere, incompleto e bisognoso di uno sguardo, uno sguardo complice che riempie le lacune e offre suggestioni, nessuna definita, sempre mutevole, un flusso costante di offerta e accoglienza. Solo un dipinto apparentemente incompiuto può diventare vivo, oscillante poiché sfida la propria condizione di una data forma definita con l'aiuto intuitivo dello spettatore. La sua dipendenza dallo spettatore è la sua forza, non la sua debolezza, e dà origine a quella peculiare sensazione subconscia di essere considerato affidabile da un dipinto. Accanto ai suoi dipinti Schmitz mostra disegni che non sono in alcun modo meno importanti dell'opera dipinta. Nei suoi disegni l'attenzione si sposta, la loro immediatezza li paragona più alla danza stessa. In una serie di performance durante la corsa di Personal Structures, Schmitz spingerà al limite questa immediatezza dialogando con un ballerino che improvvisa di fronte a lui, condividendo l'esito imprevedibile con un pubblico di vita.
Museo della Città
6 Novembre
Asia Pucci e Giulia Casini
AVVICINAMENTI
ore 16,30 e ore 17,45
Performance di Musica e Danza
Ideazione Chelo Zoppi
Danza Asia Pucci
Al Violoncello Giulia Casini
Musiche di J.S. Bach
Avvicinamenti è un percorso fra corpo e suono, che attraverso l’ascolto e lo sguardo delinea e addensa lo spazio. La composizione istantanea apre il dialogo tra danzatrice e musicista, mentre il suono ricerca e indaga la possibilità di travasarsi nell’opera compiuta, il preludio dalla Suite 1 di Bach, il corpo continua a ricercare posture e attraversare dinamiche, inseguendo la medesima oscillazione simpatica.
Museo della Città
6 Novembre
Jari Boldrini e Giulio Petrucci
FUEGO
ore 17,00 e ore 18,15
ideazione: C.G.J. Collettivo Giulio e Jari
con Giulio Petrucci, Jari Boldrini
musica live: Simone Grande
consulenza visuale: Elisa capucci
produzione Anghiari Dance Hub e Nexus Factory con il sostegno di Stabile di Lì
Fuego vuole attivare un circuito di dinamiche e ritmi generato da un nucleo coreografico che si espande attraverso diversi moduli. Le azioni del corpo si intrecciano al tessuto sonoro per produrre l’innesco di una composizione che trova nella ripetizione e nella moltiplicazione di traiettorie, sequenze e scambi d’informazione, uno spazio e un tempo che si dilatano e contraggono oltrepassando i propri margini codificati. Un formato coreografico e sonoro che si nutre di un continuo divenire, declinando sviluppi, durate, intenzioni, temi, slanci che si propagano in un tempo serrato come in un flusso senza fine. In questa ricerca performativa l’intento è sperimentare una dimensione fisica e concettuale in grado di espandersi tra spazio, corpi e suono: ogni azione è costantemente proiettata verso l’altro e verso la successiva, la sincronia dei corpi è un dialogo incessante che muta e si rigenera
Nuovo Teatro delle Commedie
11 Novembre
Visioni Intime
ore 21,00
Con gli Artisti:
EM+ | Emanuele Rosa e Maria Focaraccio
HOW TO _ just another Boléro
Concept e Coreografia :
Emanuele Rosa e Maria Focaraccio
Performance:
Emanuele Rosa e Melissa Cosseta
Costumi:
Emanuele Rosa & Maria Focaraccio
Luci: Michele Piazzi
Supporto drammaturgico: Carlotta Jarchow
Con il supporto di: Morphine Raum, Berlin (DE), C&C Company / Carlo Massari, Bologna (IT)
Creazione selezionata per la Vetrina della giovane danza d'autore 2021 - azione del Network Anticorpi XL
Progetto vincitore di Call from the Aisle 2021, sostenuto da CURA
Centro Umbro Residenze Artistiche, Corsia Of - Centro di Creazione Contemporanea, Micro Macro Terra Marique
Durata: 18 minuti
“Hanno pianto un poco, poi si sono abituati. A tutto si abitua quel vigliacco che è l'uomo!” FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ
HOW TO _ just another Boléro è un duo creato sulle celeberrime note del "Boléro", composizione per orchestra sinfonica del compositore francese Maurice Ravel del 1928. Il brano è strutturato dalla ripetizione di due temi principali che si sviluppano sull'ostinato del tamburo e sull'accompagnamento armonico. La successione delle ripetizioni è disposta in un graduale e continuo crescendo, dal pianissimo iniziale fino al maestoso finale, per un totale di diciotto sequenze musicali. Questa grandiosa composizione ha ispirato i due autori nel creare un mutevole paesaggio di corpi all’interno di uno spazio limitato e confinante: qui infatti, diciotto effimere immagini si plasmano l’una nell’altra, cercando un proprio spazio vitale e adattandosi al tempo sospeso. I due performer, come animali in cattività, sono forzatamente costretti in una gabbia priva di sbarre, divenuta familiare e casalinga. I due sembrano aver dimenticato la propria natura, i rispettivi ruoli e le norme di comportamento per una pacifica coesistenza. Alla stregua di animali addomesticati e dipendenti l’uno dall’altro, sono osservati a 360° dall’esterno, come principali attrazioni di uno zoo. Quasi totalmente denudati dei propri abiti terreni, i due sono destinati alla ripetizione delle medesime azioni, in un goffo loop di tentativi e sbagli.
HOW TO _ just another Boléro rappresenta il primo capitolo della ricerca intrapresa da Emanuele Rosa e Maria Focaraccio agli inizi del 2020 sul tema dell’adattamento e coesistenza, dell’imparare o re-imparare, scoprire o ri-scoprire COME ci si comporta, ci si tocca, si coopera, ci si aiuta, ci si ama... tra toni a volte drammatici e a volte ironici.
Lorenzo Vanini
"GLI OCCHI DI BETTE DAVIES"
Ideazione, Coreografia: Lorenzo Vanini
Interpreti: Lorenzo Vanini
Musiche: Valeria Miracapillo
Durata: 15'
Io sono convinto che l’uomo non rinuncerà mai alla vera, autentica sofferenza... Giacché la sofferenza è la vera origine della coscienza... In realtà io continuo a pormi una domanda oziosa: che cos’è meglio,
una felicità da quattro soldi o delle sublimi sofferenze? Dite su, che cos’è meglio?
F.Dostoevskij,Ricordi del sottosuolo.
Gli Occhi di Bette Davis è un progetto di creazione scenica, incentrato sul concetto di “sovraesposizione”, in cui il performer è sempre, suo malgrado, il centro dell’attenzione. Lo spazio scenico, privo di zone in cui nascondersi, diventa una scatola in cui si è obbligati a creare, produrre, performare di continuo, per dissimulare un malessere.
Il protagonista, un uomo comune di circa 30 anni, usa un linguaggio colloquiale e ironico. Un personaggio nel quale è possibile ritrovare se stessi o qualche conoscente. Un individuo alla ricerca della parte migliore di se, con una profonda volontà di guarire, affidandosi agli altri, ma prima di tutto a se stesso. Si tratta di un lavoro in continuo dialogo con il pubblico, in cui la quarta parete si sgretola gradualmente aprendo una breccia tra individuo e collettività, un canale di scambio alla ricerca di supporto fisico ed emotivo nell’altro. Una sorta di viaggio nelle paure del quotidiano, una presa di coscienza, raccontata attraverso un’ironia dissacrante e un susseguirsi di figure auliche da un lato e dall’altro vicine alla vita di tutti i giorni.
Anna Pesetti
TOSKA
Ideazione, Coreografia: Anna Pesetti
Interpreti: Anna Pesetti, Gianluca Lazzarini
Musiche: Tout Dit- Camille; The girl and the geese- CocoRosie; Just- David Lang Durata: 17 mins
prodotto da Kinesis CDC, Regione Toscana, Fondazione CR di Firenze, Florence Dance Festival
Uno stato di shock e smarrimento,un concetto sfuggente, una malinconia apatica senza una causa specifica. Una parola, TosKa, che indica diverse sfumature dì
irrequietezza, dall’angoscia più profonda al desiderio ossessivo di qualcosa che non si sa cosa sia.
Tutte le emozioni, anche quelle che vengono soppresse e celate, hanno effetti fisici. Le emozioni inespresse tendono a rimanere nel corpo come bombe a orologeria e nel loro piccolo ticchettio sono malattie in incubazione.
Simona Tocchini
TEMA NATALE
Ideazione, Coreografia E Interpretazione Simona Tocchini
Musiche Andrea Baroni
Durata 15’
IL progetto nasce dall'osservazione del pentagramma e dalla perfetta aderenza dell' individuo nel cosmo. E' un percorso nel tempo statico e dinamico della natività del danzatore che, rispettando con precisione la lettura arcaica degli astri, ripercorre in modo dilatato la frenesia del divenire subendone a tratti la compressione. Nello spazio statico il danzatore si muove con lucidità e concentrazione rimanendo aderente ai principi dei pianete che lo rappresentano, considerandone il senso cronologico, frutto dell'essenza delle cifre della natività. Nello spazio dinamico il movimento subisce uno sradicamento, influenzato dall’assenza di conoscenza di un tempo in divenire. E' un viaggio all'interno delle proprie caratteristiche, una sosta sui pianeti dove il danzatore si adagia ricercando in essi un linguaggio che lo riconducono ad estrarre l'antico che è in lui attraverso un movimento astratto ma al tempo stesso riconducibile.
Teatro Goldoni
13 Novembre
Cristina Donà, Daniele Ninarello, Saverio Lanza
L’UNIVERSO NELLA TESTA
ore 21,00
voce, chitarra Cristina Donà
coreografia e danza Daniele Ninarello
piano, chitarra, elettronica Saverio Lanza
produzione Fondazione Fabbrica Europa, Associazione CodedUomo
progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese
in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo
nell’ambito del progetto Vivere all’italiana sul palcoscenico
Esplorare il limite. Non fermarsi a ciò che è noto o appare tale. Andare oltre. Dal fortunato incontro avvenuto con il progetto Perpendicolare prende vita L’universo nella testa, creazione che sviluppa ulteriormente l’indagine tra linguaggi performativi, lavorando sui movimenti del coreografo e danzatore Daniele Ninarello e i brani della cantautrice Cristina Donà insieme al compositore e musicista Saverio Lanza che ne ha tessuto l'imbastitura sonora dando al tutto organicità.
“L'universo nella testa - spiega il coreografo - nasce rielaborando residui impigliati nel cuore dopo la nostra prima creazione Perpendicolare. Questo lavoro mescola brani nuovi e di repertorio, scores e costellazioni coreografiche”.
Il senso di gravità della danza fa da corpo motore, disegnando nello spazio scenico, attraverso i movimenti, rotazioni che creano un amalgama di cellule ritmiche verso un ondeggiare perpetuo del flusso creativo. Le canzoni più affascinanti di Cristina Donà – da “Universo” a “Il senso delle cose” fino a “Triathlon”, insieme a innesti evocativi quali “Across The Universe” dei Beatles – danno il sapore di una costellazione originale in cui perdersi, osservare e ritrovarsi in un continuo rapporto tra l’infinito del cosmo e l’essere umano. Le note delle composizioni risplendono nella danza e si riflettono in un equilibrio perfetto e vitale tra il registro intimo e l’emotività catartica del rock.